Stasera vi racconterò, naturalmente senza essere troppo noioso, una storiella che mi è successa poco più di quarant'anni fa.
Avevo tredici anni e a quel tempo vivevo in una città che si chiama Siracusa. Lavoravo mezza giornata e andavo a scuola.
Un giorno come tanti altri mi alzai dal letto e mi accorsi di sentirmi poco bene, così decisi di non andare a lavorare. Mi rimisi a letto e dormì fino alle cinque del pomeriggio, ora in cui di solito ritornava mio padre dal lavoro. Nel giro di pochi minuti venne a sapere che non ero andato a lavoro e si arrabbiò tantissimo. Mi accusò di fingere di star male solo perché volevo restare a casa e che non avevo voglia di lavorare. Continuò dicendo che, se l'avessi fatto ancora, mi avrebbe buttato fuori casa!
Venne vicino al mio letto. Lì tenevo una vecchia valigia piena di libri
che mi facevo spedire mensilmente dalle case editrici che avevo visto nella pubblicità dei giornali pubblicati all'epoca. Ogni sei mesi, infatti, acquistavo in media cinque o sei libri nonostante per me fosse quasi impossibile comprarli a causa della misera paghetta che mi destinava mio padre che non era altro che la retribuzione del mio stesso lavoro.
Mio padre lo sapeva, così tirò la valigia da sotto il letto e se la caricò di peso portandola verso il cortile. Prese i fiammiferi e una grossa bacinella e vi buttò dentro i libri che aveva strappato. Accese un fiammifero e lo gettò sulla carta che prese fuoco immediatamente. Continuò a strappare le pagine dei miei libri e a gettarli tra le fiamme fin quando non ne lasciò nemmeno uno.
Io restai a guardare senza proferir parola. Ero paralizzato.
Insieme a quei libri, mio padre, aveva distrutto tutti i miei sogni, le mie speranze.
Mia madre rivolgendosi a mio padre, gli chiese di lasciarne intatto qualcuno, ma lui di rimando le rispose di non immischiarsi. Tutto questo era una lezione per me, poiché egli temeva che quei libri mi avrebbero messo delle strane idee in testa e non sarei più andato a lavorare.
Imparai indubbiamente la lezione, in questo senso, eppur non si può proibire una buona lettura. Ciononostante amo mio padre ma lo scenario di quel tempo, che spero non ritorni mai più, lo costrinse ad agire così.
Consiglio dunque di fare dei buoni regali ai nostri figli e regalare, capendo prima i loro gusti e gli interessi, un bel libro dalla copertina luccicante che susciti la loro curiosità.
Alla prossima.
Ciao